La leva e il vinile

di Enzo Carlucci

Sulla sinistra: giradischi con base Funk Firm Vector V, braccio ADC ALT-1 e fonorivelatore Benz Micro MC Gold; al centro: vinile da 180g. di Antonio Forcione Quartet; sulla destra: La Pavoni Professional

Sulla sinistra: giradischi con base Funk Firm Vector V, braccio ADC ALT-1 e fonorivelatore Benz Micro MC Gold; al centro: vinile da 180g. di Antonio Forcione Quartet; sulla destra: La Pavoni Professional

Nel primo numero di The Lever ero stato piacevolmente colpito dall’intervista a Maurizio Valli. Passione, dedizione, esuberanza, in parte anche sano estremismo nell’approccio al caffè. Ma più di tutto continuava a ronzarmi in testa la parte riguardante le potenzialità delle macchine a leva, nel suo caso una stupenda Marzocco professionale: “… Ci sono un’infinità di giochi che si possono fare e quindi è una macchina che già di suo ha un potenziale incredibile”. Ho immediatamente pensato ad un parallelo con un oggetto dell’altra mia passione, quella audio: il giradischi!

Giradischi o, per i più forbiti, “sistema di lettura analogica”, definizione che rende più evidente la complessità del sistema e del parallelo del quale chiedo ai lettori una sorta di “licenza poetica”. Tuttavia pensateci bene, entrambi hanno una funzione ben precisa, ovvero quella di estrarre un “qualcosa di piacevole” (una bevanda, un brano) da un disco nero (cake di caffè, polivinile) e questo è solo l’inizio delle analogie. 

La messa a punto di un sistema di lettura analogica, così come la messa a punto di un sistema di estrazione a leva, è una faccenda abbastanza complessa e, per questo motivo, sfidante ed esaltante. Entrambi i sistemi consentono elevati livelli di personalizzazioni, settaggi, ottimizzazioni che sono frutto dell’esperienza e della destinazione d’uso (tecniche d’estrazione diverse per diversi caffè e settaggi del giradischi diversi per il tipo di musica che ascoltiamo). Ma andiamo con ordine.

Ho scelto, per questo parallelo, un giradischi bello e stiloso almeno quanto possa essere bello e stiloso il design di una La Pavoni Professional, quella in mio possesso. Il giradischi è composto da base, braccio e fonorivelatore (testina, in gergo sempre “volgare”), per cui il design finale (ed il suono) sono, nel caso in questione, la combinazione della base Funk Firm Vector V (UK) con super-alimentazione Linear Audio, del braccio ALT-1 della ADC (USA) e del fonorivelatore Benz Micro MC Gold (CH). L’utilizzo di parti di provenienze diverse, in ambito audio, è abbastanza consueto, viste le specializzazioni richieste in gioco. A questo punto, che abbia inizio il nostro parallelo: seguitemi, e rimarrete (mi auguro) stupiti.

Alimentazione
Per la nostra macchina a leva è l’acqua, per il nostro giradischi è il vero e proprio trasformatore con alimentazione stabilizzata, quello che fa girare il motore del piatto. Le caratteristiche dell’acqua sono uno dei punti centrali nella qualità dell’estratto: PH, durezza, calcio, magnesio, dolcezza giocano ruoli fondamentali. Nel giradischi, un’alimentazione precisa e silenziosa garantisce assenza di disturbi e regolarità nella rotazione del piatto stesso, influendo sulla sua neutralità e limitazione delle “sporcizie” nel suono. Nel particolare caso del nostro giradischi, l’alimentatore di precisione ha apportato un beneficio incredibile alla fluidità del suono rispetto all’alimentatore fornito in dotazione (alimentatore per telefonini) ed ha totalmente eliminato dispersioni che purtroppo rientravano nella captazione della testina.

Corpo macchina
Per la nostra macchina a leva, si tratta della caldaia (il corpo principale), per il giradischi si tratta della base Funk Firm Vector V: bianca, slanciata, bellissima. Entrambi i corpi macchina sono indubbiamente belli e funzionali. Nel caso della macchina a leva la funzione è quella di permettere che l’acqua, scaldata dalla resistenza, possa generare un livello di pressione corretto, funzionale sia all’estrazione che al funzionamento del vapore. Esiste un livello ottimale di temperatura del corpo macchina, sotto il quale od oltre il quale vi possono essere ricadute sulla qualità dell’estratto. Inoltre è possibile intervenire sul pressostato ottimizzando il livello di pressione. Nel giradischi è possibile, analogamente, regolare il livello di velocità di rotazione e l’isolamento. Ora, una delle criticità fondamentali nella macchina a leva è il livello di isolamento termico tra corpo macchina e gruppo (ne sono un esempio i dispositivi di isolamento come presentati nel secondo numero di The Lever). Nel caso del giradischi, l’isolamento è quello tra base e testina, sia dalle vibrazioni captate dall’esterno che dalle vibrazioni del motorino che garantisce la rotazione del piatto. Nel secondo caso abbiamo già parlato dell’ottimizzazione dello stadio di alimentazione. Per le vibrazioni esterne, invece, sono gli stessi materiali della base (mdf), del piatto (achromat) e dei piedini di appoggio (disaccoppiante poliuretanico) a garantire l’insensibilità. A questo punto qualcuno potrebbe pensare di disaccoppiare elasticamente in più punti il giradischi: in realtà questa non sarebbe la soluzione visto che il suono diverrebbe lento, molle, poco dinamico. Come termine di paragone, sarebbe come bere quella famosa bevanda al gusto di caffè di una nota multinazionale svizzera. Disaccoppiare elasticamente, nel giradischi, significa disperdere gran parte dell’energia dinamica del disco rilevata dal fonorivelatore. Come dire: per correggere una caratteristica si finisce per introdurre distorsioni ben più gravi. Ed è proprio per conservare questa energia dinamica che i tecnici Funk Firm hanno inventato il piatto (il supporto su cui si deposita il disco) in un materiale denominato Achromat.

Leva
Il cuore del nostro sistema di estrazione tanto amato. Pressione differenziata, escursione, tempo di preinfusione, tempo di estrazione. Parametri su cui lavoriamo, con combinazioni diverse, per ottenere il meglio (per noi) dal nostro caffè. L’equivalente della leva, nel sistema di lettura analogico, è il braccio. Attraverso il braccio del nostro sistema di lettura analogica imprimiamo un certo peso sul fonorivelatore, e questo influisce sul suono. Esattamente come imprimiamo una certa pressione sulla leva della nostra macchina e come la differenziamo nel momento di estrazione, e conseguentemente otteniamo un estratto differente che sia in linea con i nostri gusti. Con la leva della nostra macchina quindi, introduciamo una sorta di “equalizzazione” nell’estratto, così come, parallelamente, agendo sulla pressione del braccio (e sulla massa dello stesso) introduciamo una equalizzazione sul suono. Personalizziamo il caffè, personalizziamo il suono. Caffè leggermente sottoestratti o sovraestratti (nei limiti della correttezza) possono costituire vere e proprie caratteristiche di personalizzazione, così come agire, attraverso il braccio, sul peso di lettura entro i limiti consentiti permette di personalizzare il suono ed adattarlo a caratteristiche a noi più consone. 

Gruppo
Nella nostra macchina a leva, il materiale utilizzato, la presenza o meno della camicia termoplastica, la doccetta. Nel vinile, il fonorivelatore (testina) equivale del gruppo. Tecnologia, peso, diamante. In questo caso ho scelto un fonorivelatore di produzione svizzera, un modello non particolarmente costoso ma molto ben realizzato. La questione fondamentale delle testine è che esse lavorano con segnali di intensità bassissima ed ogni minima distorsione o sporcizia, o rilevazione inesatta, risulta amplificata nei passaggi inevitabili di amplificazione in tensione (“rafforzamento del suono” prima di giungere all’amplificatore). Ad esempio, per eliminare le risonanze del corpo della testina alcuni produttori hanno semplicemente eliminato il corpo testina (Van den Hul Grassopher) o utilizzato materiali amorfi. Ulteriore elemento di pregio è il taglio del diamante che solca il disco. Bene: quell’infinitesimo granello che rileva il suono tra i solchi del vinile, più è aderente agli stessi solchi e più rileva con precisione quanto stampato. Il diamante avrà quindi tagli sempre più accurati e sempre più costosi: conico, ellittico, iperellittico, Van den Hul, Shibata, Gyger. Addirittura, alcuni tagli sono così accurati e simili al diamante che effettua il taglio della matrice del vinile da rischiare (in caso di montaggio non accurato) di re-incidere il vinile stesso. Il diamante, nella testina, può essere paragonato alla doccetta del gruppo nella macchina a leva. Essa potrebbe sembrare apparentemente poco significativa, eppure è evidente come sia in grado di introdurre una differenza qualitativa nella regolarità della distribuzione dell’acqua.

Fonorivelatore Benz Micro MC Gold

Fonorivelatore Benz Micro MC Gold

Pannello di caffè
Insomma, la polvere macinata e pressata, e qui c’è un mondo. Non sto parlando dell’origine del caffè, ma della tecnica per renderlo fruibile: come macinarlo, con che grado di finezza, come evitare i grumi, quanto pressarlo. Invece il pannello, nel vinile, risponde alla qualità di stampa, la purezza del materiale polivinile, allo stato di conservazione del disco nuovo o al grado di pulizia di una stampa storica. Uno stesso disco possiamo decidere di acquistarlo in versione originale o in ristampa accurata. Qui, a sua volta, si apre un mondo di opportunità. Sappiate che esistono aziende specializzate nella ristampa di vinili in cui la cura del master originale, delle apparecchiature di trasferimento, della matrice di stampa si eleva a livelli di accuratezza assolutamente maniacale (Mobile Fidelity Sound Lab – MFSL, Classic Records, Chesky Records).

Per finire, alchimie acustiche e olfattive
Esattamente come avviene per qualsiasi macchina del caffè a leva, dove attraverso svariate combinazioni degli elementi sopra descritti si possono ottenere le più differenti estrazioni, così in un sistema di lettura analogica si possono ottenere svariate sfaccettature di interpretazioni del suono. Il settaggio di una fonte analogica risponde, spesso, ai propri gusti musicali, al resto della catena audio in cui è inserita, alle caratteristiche del locale d’ascolto. Nel mio caso, la sorgente analogica è stata ottimizzata per avere un suono dinamico e veloce, non particolarmente profondo nelle basse frequenze ma ben articolato. Un suono moderno, dettagliato, capace di restituire con decisione ma anche con garbo i dettagli di una incisione. I generi preferiti? Jazz, Fusion e Orchestra da Camera. A questo punto mi posso spingere anche un poco oltre, a patto che voi lettori mi aiutiate a trovare un abbinamento di caffè appropriato. Con quale disco ho sentito il suono più soddisfacente? I dischi che mi hanno soddisfatto sono stati diversi, ma se dovessi fare la fatidica scelta di uno solo, allora non avrei dubbi: Antonio Forcione Quartet, nel suo concerto live al Trinity Centre di Tunbridge Wells, nel Kent (UK). Antonio è un chitarrista italiano trapiantato in UK, eclettico, passionale e virtuoso, qui in quartetto acustico. Il disco è una produzione Naim Records, stampato in vinile da 180gr. e rimasterizzato agli Abbey Road Studios. Un disco che sembra fatto apposta per questo giradischi analogico, e al cui abbinamento di caffè in termini di gusto e olfatto mi affido a voi. O affido il testimone a Maurizio Valli, perché no? A colui che, con la sua intervista, ha ispirato questo articolo.