Recensione Strietman CT2
di Simone Forgia, Claudio SantoroNella società consumistica del giorno d’oggi, molti sono i prodotti creati da multinazionali con centinaia se non migliaia di impiegati, volti alla produzione di massa e con poco riguardo per la qualità costruttiva. Sebbene su di essi ci possano lavorare moltissimi esperti con le più disparate specializzazioni per ogni aspetto, si arriva poi ad un prodotto a cui hanno contribuito così tante persone che non ha più nessun tipo di identità. Risulta quindi difficile trovare ancora un prodotto ideato, sviluppato, realizzato e assemblato tutto dalla stessa persona; questo però è proprio il caso della Strietman e in particolare del modello CT2 che andremo a recensire oggi.
La CT2 rappresenta il terzo modello volto al mercato degli appassionati al caffè espresso realizzato artigianalmente da Wouter Strietman a Eindhoven, nei Paesi Bassi. Il suo design è di tipo nordico: elegante, slanciato e in parte minimalista; mentre i materiali spaziano dall’acciaio inossidabile, all’ottone, il rame e il legno per i manici. In dotazione vi sono un coperchio da riporre sopra il gruppo / caldaia per trattenere il calore ed evitare che entri la polvere, un massiccio portafiltro senza fondo in ottone lucidato, un pressino dalla base leggermente convessa e un piccolo imbuto per facilitare l’introduzione del caffè macinato nei 4 filtri realizzati appositamente da IMS; due da 15 grammi e due da 18 grammi.
A primo impatto la sensazione che lascia è sicuramente quella di un prodotto di pregio. L’alternarsi del tris di colori dell’acciaio, l’ottone e il rame in aggiunta al contrasto delle lucidature a specchio con le parti spazzolate le donano una grande presenza scenica mentre il legno di noce sulle parti di contatto ne rende l’utilizzo più piacevole. La possente base anteriore è completamente priva di elettronica, riducendo così la possibilità che venga a contatto con schizzi d’acqua e garantisce al contempo una grande stabilità alla macchina evitando che si inclini o si sposti quando in funzione. L’interruttore è molto solido e presenta due luci, una bianca che indica l’operatività dell’unità e una rossa relativa all’accensione o spegnimento della resistenza. La prima nel nostro caso lampeggiava leggermente al contrario della seconda che invece non presenta questo piccolo fastidio. Mentre per quanto riguarda la griglia poggia tazzina avremmo preferito se fosse stata rifinita da entrambe le parti, così da poterla utilizzare anche dal lato opposto.
Trattandosi di una macchina a caldaia aperta, non va in pressione e quindi non è in grado di generare del vapore per chi volesse montare del latte ma a discapito di questo presenta diverse soluzioni tecniche davvero interessanti. La caldaia e il gruppo erogatore sono infatti stati uniti e fatti diventare un’unica cosa; in questo modo si può regolare direttamente la temperatura desiderata attraverso un termostato e non bisogna preoccuparsi che l’acqua si raffreddi o surriscaldi nel passaggio dai due corpi. La capienza è limitata a 3 decilitri ma può diventare illimitata se si considera che in ogni momento si può rabboccare con dell’acqua aggiuntiva (fredda o già calda) senza dover spegnere il tutto. La resistenza è posta all’interno del gruppo erogatore stesso e non è a contatto con l’acqua, in questo modo è al riparo dal calcare e se prima di accenderla ci si dovesse dimenticare di riempire la caldaia con acqua, non c’è pericolo che essa si bruci. La buona conduzione termica su tutta la superficie è garantita dall’ottone e dal rame che, tuttavia, per evitare il diretto contatto con l’acqua e la prematura ossidazione dei materiali, sono stati pressati assieme ad un sottilissimo strato di acciaio inox di soli 200 micron creando una struttura intercristallina.
Un altro punto che merita una particolare attenzione è quello del pistone; ben più complesso di quelli trovati su quasi tutte le altre macchine ma che permette all’acqua di attraversarlo non appena si innalza la leva di pochi millimetri e di fermare tale azione non appena la si rilascia, in qualsiasi posizione, andando a richiudere il foro al centro della parte inferiore. Questo sistema, illustrato nell’immagine seguente, fa sì che non ci sia il classico effetto risucchio che va a disturbare il pannello di caffè e il portafiltro, agganciabile sia da destra che da sinistra, può essere fissato in tutta tranquillità sin da quando la leva è in posizione a riposo. Inoltre la leva non risulterà mai “spugnosa” in quanto non appena viene sollevata l’aria fuoriesce da sotto il pistone e sfiata verso l’alto.
Illustrazione del meccanismo del pistone
Una volta accesa, la Strietman CT2 risulta estremamente silenziosa e se non fosse per la lucina bianca sarebbe persino difficile distinguere quando è in funzione da quando non lo è. Impiega solo pochi minuti ad arrivare in temperatura, dopo i quali, grazie al sistema precedentemente descritto, è immediatamente utilizzabile e non necessita di spurgare la falsa pressione, eseguire false pompate o altre manovre simili che invece sono indispensabili su modelli della concorrenza con funzionamenti diversi. La sua altezza ed elevata corsa della leva, fa sì che quando completamente sollevata essa finisca parecchio in alto ed ecco allora che la sua particolare curvatura ci viene in aiuto. Nonostante ciò, può comunque risultare un po’ scomoda da utilizzare se non si è molto alti e in genere troviamo che sia più agevole porla su di un piano di circa 10 cm. più basso del solito. La postura ottimale da assumere è anche un po’ diversa dagli altri modelli della concorrenza: più lontana, centrale e se si vuole si possono anche usare entrambe le braccia senza preoccuparsi che il tutto si ribalti in avanti in quanto anche sotto sforzo non mostra debolezze. Un punto negativo va allo spazio tra il portafiltro e la griglia poggia tazzina, molto ridotto e che permette quindi di adoperare solamente tazzine medio-basse o basse e l’utilizzo di una bilancia viene reso impossibile in molti casi. Questo aspetto rende anche difficoltoso osservare l’estrazione attraverso di uno specchio per chi ne fosse interessato. Da queste caratteristiche ne trae però vantaggio il volume dei nostri espressi che può superare i 40 grammi senza problemi.
La regolazione della temperatura dell’acqua è teoricamente molto semplice in quanto vi è una rotellina apposita con una scala dagli 80°C ai 96°C che agisce direttamente sulla regolazione del termostato. Tuttavia sull’unità da noi in possesso per la prova, tale manopola andava ben sotto il minimo indicato e al suo massimo raggiungeva l’indicazione dei 95°C, mancando quindi l’ultima tacchetta. Inoltre la luce rossa ci indica semplicemente se la resistenza è accesa oppure spenta ma non si sa se effettivamente la temperatura è quella corretta. Se quindi supponessimo di regolare il termostato su 88°C, una volta arrivata a quella temperatura la resistenza si spegne e se spostiamo la regolazione sui 92°C si accenderà di nuovo fino ad arrivare a tale misurazione. Questo ragionamento però non vale anche all’inverso in quanto se dovessimo spostare la manopola dagli 88°C agli 84°C, la resistenza (giustamente) resterà spenta e con essa la luce rossa non si disattiva. I modi più rapidi per far calare di qualche grado la temperatura fino a farla arrivare al valore desiderato sono quelli di rimuovere il coperchio e far fuoriuscire un po’ di vapore, aggiungere una minima quantità di acqua fredda oppure aspettare 1-2 minuti.
Sul sito viene indicato che la temperatura del gruppo erogatore, quando riempito al massimo della capienza e con il coperchio, fluttua con un differenziale di 3°C e che quindi la temperatura reale dell’acqua non sarà mai più o meno di 1,5°C rispetto a quanto indicato. Come si può però notare dal grafico qui di seguito da noi realizzato posizionando una sonda di tipo k direttamente nell’acqua vicino al pistone, il grado di fluttuazione è un po’ più ampio di quanto descritto.
Grafico stabilità temperatura con la CT2 regolata a 92°C
In particolare si può osservare come ci si avvicina alla temperatura desiderata solamente dopo che la resistenza si spegne per la seconda volta e considerando solamente i valori dopo 8 minuti dall’accensione sul periodo di un’ora, la temperatura era mediamente di 1,77°C in meno di quanto impostato con dei picchi massimi e minimi di +3,4°C e -6°C. Meno acqua si ha all’interno della caldaia e meno stabile sarà la temperatura, inoltre togliendo il coperchio le misurazioni saranno mediamente di 2°C inferiori. In aggiunta, dal grafico emerge come nel nostro caso la temperatura più corretta l’abbiamo ottenuta tra i 15-20 minuti dopo l’accensione, mentre dopo i 30 minuti era costantemente sotto il target. In generale comunque non si tratta di una macchina pensata per rimanere accesa per ore in quanto l’acqua lentamente continua ad evaporare e si corre il rischio che rimanga asciutta e le guarnizioni secchino.
Benché il valore indicato dalla manopola rappresenti quindi solo indicativamente la reale temperatura dell’acqua, ciò non significa che le nostre estrazioni non possano essere precise. Infatti per i più esigenti, è possibile usare la CT2 in maniera più manuale, inserendo come abbiamo fatto noi una sonda direttamente nell’acqua ed avere sempre le misurazioni in tempo reale. In questo modo si può accendere la macchina e regolare il termostato al massimo (96°C) aspettare che la nostra sonda indichi la temperatura da noi desiderata e non appena arriva quel momento ruotare nuovamente la manopola verso il basso fino a quando la resistenza si spegne. Così facendo si potrà estrarre ai valori desiderati con assoluta precisione anche dopo soli 10 minuti. Infine va detto che anche la pressione di preinfusione è a nostra completa gestione in quanto si tratta di un modello a caldaia aperta e quindi se non applichiamo della forza sulla leva essa sarà molto delicata e senza alcun tipo di pressione. Questa sua caratteristica permette anche di fare delle estrazioni a freddo.
Estrazione con filtro da 18 grammi
Rimanendo in tema estrazioni, nelle prime prove abbiamo riscontrato un “effetto ciambella” osservando il flusso dal portafiltro senza fondo. In altre parole, durante la fase di preinfusione vedevamo comparire le prime gocce di caffè su tutta la circonferenza del filtro e solo successivamente anche al centro. Questo indicava che l’acqua passava più facilmente lungo i bordi del filtro e abbiamo attribuito questo problema all’imbuto in dotazione che invece di appoggiarsi sul labbro dei filtri, entra all’interno e quando si rimuove lascia uno spazio vuoto. Nelle estrazioni successive abbiamo però risolto questo inconveniente con una migliore tecnica di distribuzione usando la WDT (Weiss Distribution Technique).
Pannelli di caffè dopo l’estrazione
Come illustrato dalla foto sopra però, in alcuni casi riscontravamo il problema opposto, ovvero un flusso rallentato lungo la circonferenza e di conseguenza i solidi del caffè disciolti nell’acqua non andavano a finire nel nostro espresso ma restavano intrappolati sul fondo del pannello di caffè. Sebbene non abbiamo potuto accertare questo fenomeno, a nostro modo di vedere era dovuto al pressino leggermente convesso e quindi le parti di macinato lungo i bordi venivano pressate maggiormente contro di essi rallentando di conseguenza il flusso. Ad ogni modo in generale i risultati ottenuti erano buoni e gli espressi ben bilanciati.
Infine per quanto riguarda la manutenzione sono presenti solo poche guarnizioni, il pistone per esempio si può rimuovere facilmente senza l’ausilio di alcun attrezzo e sul sito del produttore sono presenti delle chiare istruzioni per ogni passaggio. Si tratta comunque di una macchina da trattare con cura, non da abusare e se si vuole evitare che sul rame e l’ottone si crei una patina dovuta all’ossidazione, una volta ogni due mesi circa andrebbe fatta una piccola manutenzione con dei prodotti appositi in quanto essi sono solo lucidati e protetti con un sottilissimo strato di grasso e non placcati o trattati in altra maniera. Un’ulteriore cura va prestata alla vaschetta raccogli gocce, la quale se non pulita ed asciugata regolarmente viene facilmente intaccata dai residui di caffè.
La Strietman CT2 è quindi una macchina per veri puristi dell’espresso, coloro che desiderano il pieno controllo dell’estrazione e a cui non interessa fare cappuccini o che per quello hanno già un'alternativa. È una macchina da ammirare per l’audacia del progetto, la qualità costruttiva, le sue soluzioni ingegneristiche e, come la mancanza di un portafiltro a due beccucci ci conferma, non è pensata per grandi volumi benché non soffra di surriscaldamento. Nonostante all’apparenza possa sembrare molto semplice, le sue linee slanciate ed eleganti racchiudono in realtà molta tecnologia. È una macchina di cui bisogna prendersi cura ma che al contempo quando la si usa sa farti rallentare, godere il momento e prendere cura di te stesso.
Strietman CT2 con pressino, imbuto e filtro in dotazione
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