FE-AR La Peppina

di Francesco Ceccarelli
FEAR La Peppina

Sono trascorsi alcuni anni dall’invenzione delle prime macchine a leva, come la Gaggia Gilda e la Faemina e sull’onda del loro successo a fine anni ‘50 sono già numerose le invenzioni di nuovi modelli. Tra questi La Peppina nasce nel 1957 grazie a Felice Arosio, che a scanso di equivoci, chiama l’azienda FE-AR utilizzando le iniziali del suo nome. Felice Arosio non era un principiante illuminato, anzi aveva alle spalle un progetto decisamente importante e destinato a durare nel tempo, l’invenzione della Faemina, in collaborazione con Ernesto Valente, come risulta dal brevetto originale Faema del 1952. Il successo della Faemina lo stimola a progettare e produrre una propria macchina a leva, sperimentando nuovi materiali e meccanismi al fine di ridurre i costi e proporre un design accattivante. Nasce così La Peppina.

Numerose sono le novità che ribaltano i canoni tradizionali: la leva inserita nella base che aziona il pistone a molla che spinge l’acqua dal basso, la caldaia in metallo smaltato, il cavo di alimentazione rimovibile. La Peppina si può suddividere in tre componenti principali: la base che contiene il meccanismo leva-molla-pistone, il gruppo erogatore che include anche la resistenza e l’espulsore automatico, la caldaia smaltata con il relativo coperchio.

La Peppina completamente smontata

La Peppina completamente smontata

Di particolare interesse è il meccanismo di espulsione automatica del cavo di alimentazione. Il coperchietto forato sulla sinistra comprime le molle e si aggancia alla piastrina interna. Il surriscaldamento del gruppo causa la deformazione della piastrina interna che sgancia il coperchietto mentre le molle forniscono la spinta necessaria a scollegare il cavo di alimentazione.

Meccanismo di espulsione automatica brevettato nel 1961

Meccanismo di espulsione automatica brevettato nel 1961

La Peppina inizialmente veniva prodotta in quattro diversi colori, marrone, rosso, giallo, verde, a cui si aggiunsero nel corso degli anni il blu e il nero. Ebbe da subito un grande successo, il costo di 25’000 lire circa, pari alla metà delle più blasonate Faemina e Microcimbali, la rendeva più abbordabile per le tasche degli italiani. Fino al 1970 ogni esemplare era numerato progressivamente sotto la base e nel periodo tra il 1959 e il 1970 ne furono prodotti circa 100’000 esemplari. Successivamente la numerazione progressiva fu sostituita da anno e mese di produzione e la fabbricazione continuò fino al 1985, quando le mutate esigenze di mercato con l’introduzione delle macchine da caffè a pompa elettrica e l’incapacità della FE-AR di adeguarsi ai mutamenti ne determinarono la fine. Fu anche molto imitata, in Italia dalla CELP e dalla IMAS e in Francia dalla Comocafè, a cui la FE-AR fece anche causa.

 La Peppina V 3.0 con caldaia, corpo e base aggiornati rispetto al primo modello

La Peppina V 3.0 con caldaia, corpo e base aggiornati rispetto al primo modello

L’originario modello realizzato da FE-AR (1959-60) è caratterizzato da una base larga e arrotondata e da una caldaia smaltata di piccole dimensioni. Il primo restyling (1960-1965) comporta la modifica della caldaia smaltata di forma più allungata e il corpo che contiene il pistone che si restringe verso il basso. Il modello successivo (1965) modifica la forma della base e della griglia di gocciolamento. Più tardi viene nuovamente modificata la forma della caldaia smaltata che rimarrà poi pressoché la stessa fino al termine della produzione (1965-1985). Era inoltre disponibile su questi modelli l’accessorio "vaporizzatore”, costituito da un coperchio munito di tubo per il vapore e avvitato ad un perno centrale inserito nella caldaia.

In conclusione possiamo affermare che il successo della Peppina è stato determinato dal fatto che aveva un design accattivante che la rende desiderata ancora oggi, era più economica delle concorrenti ed era una delle migliori macchine domestiche a leva mai prodotte come qualità del caffè estratto. Di contro abbiamo che la corrosione nel tempo dei componenti a contatto con l’acqua, la mancanza di ricambi, una manutenzione poco agevole, ne riducono la durata nel tempo e rendono difficile il reperimento di esemplari in perfette condizioni.

La Peppina Termomatica

La Peppina Termomatica