John, Yoko e Ron

di Simone Forgia, Claudio Santoro
Jonh Lennon e Yoko Ono con la loro La Pavoni


Tutti sanno chi è John Lennon; ha scritto canzoni che hanno segnato la storia e che resteranno per sempre nel patrimonio musicale mondiale. Solo in pochi però sanno che era un appassionato di macchine a leva. Ecco l’inedita storia di Ron Gompertz, l’uomo che ha venduto alla star inglese una La Pavoni.

Correva l’anno 1975, Ron era un giovane di 21 anni, appena laureatosi in psicologia al Rutgers College e non sapeva cosa voleva perseguire. Come molti della sua generazione, aveva conosciuto i Beatles la domenica sera al Ed Sullivan Show nel febbraio del 1964 e da lì partì la sua ossessione per ogni loro album. Accettò un lavoro nella vendita al dettaglio nel famoso e trendy Bloomingdales Department store sulla 59esima di New York City. A quei tempi il "Bloomies" era frequentato da svariate celebrità di Manhattan e nei primi mesi di lavoro incontrò Chevy Chase, Olivia Newton John e la regina Elisabetta. 

Nella primavera del 1976 fu promosso ad assistente all'acquisto del reparto “pentole gourmet”. Stava lavorando alla sua angusta scrivania quando il signor Rosenthal, il loro manager operativo, entrò urlando:

"Ehi, qui siamo a corto di personale. Ho bisogno di chiunque sia disponibile."

Ron era pronto ad andare in pausa pranzo, ma si recò subito dove necessario. Vide un uomo e una donna con la schiena rivolta verso di lui che curiosavano nella sezione gadget, così si avvicinò.

"Salve, posso aiutarla?"

chiese camminando verso la piccola donna asiatica che indossava occhiali da sole scuri e l’uomo con la giacca da baseball con i capelli ondulati e le lenti colorate. Lui si voltò, tenendo in mano un gadget nero con 5 piccoli buchi all'estremità e rispose:

"Sì. A cosa serve questa cosa?"

Riconobbe la voce prima di riconoscere il suo viso. Momentaneamente sconvolto, cercò di non mostrarlo e rispose di routine:

"Oh, questa è una grattugia per agrumi. La si usa per togliere un po' di scorza."

Apparentemente disinteressato, rimise il coltellino che teneva in mano nel bidone e la donna disse:

"John, devo trovare qualcosa da indossare. Non hai bisogno di me qui, vero?"

"No, vai pure tesoro, voglio dare un'occhiata in giro, ci vediamo giù alla macchina."

Successivamente la discussione tra Ron e il suo idolo andò avanti. John gli raccontò che lui beveva principalmente tè, ma ospitava spesso scrittori, musicisti e altri amici al Dakota e voleva avere altre opzioni di bevannde da offrire ai suoi ospiti. Voleva servire un caffè come quello che veniva offerto nel Greenwich Village. In quegli anni a Ron piaceva andare al West Village per vedere la musica eseguita al leggendario Folk City sulla West 3rd Street. Dopo gli spettacoli passeggiava per Bleeker Street e spesso finiva al Caffè Reggio per un cappuccino e cannoli. Non aveva idea di come si facesse un espresso, ma conosceva l'attrezzatura. A quei tempi, oltre alle dozzinali Mr. Coffee e Melitta, al Bloomingdales avevano fatto scorta di scelte più gourmet quali la Chemex, la moka Bialetti e le caffettiere a rotazione napoletane. Poi si ricordò dell'esotica e costosa macchina che era stata importata dall'Italia. La portavano per l'ambiente autentico e teatrale che dava all'esposizione. Ron gli disse che quella faceva il miglior espresso e John ne prese subito una senza pensarci due volte. 

Qualche minuto dopo John pagò i suoi acquisti e un ragazzo spinse il carrello pieno di pentole, accessori e una La Pavoni fino all’ascensore. All’ingresso della 3rd Avenue una limousine nera con all’interno Yoko lo aspettava.

La storia dell’incontro finisce qui, ma per i successivi 43 anni, Ron rimase sempre prigioniero della curiosità di sapere cosa avessero di così particolare quelle macchine a leva; così dopo tanto tempo decise finalmente di acquistarne una. In onore di quel giorno la battezzò John e la affiancò al suo macinacaffè Yoko. Per quanto riguarda il vero John invece, non sappiamo se fosse diventato un esperto a estrarre il caffè, ma ci piace pensare che quella Pavoni lo abbia aiutato a portare a termine il suo ultimo album Double Fantasy.