Intervista a Douglas Weber

di Simone Forgia, Claudio Santoro
Douglas Weber

Ciao Douglas, presentati brevemente per chi non ti conosce ancora e raccontaci cosa produci.

Il mio nome è Douglas Weber, originario di Los Angeles, California, ma ora residente da 13 anni in Giappone. Ho iniziato la mia carriera di designer e ingegnere alla Apple nel 2002 come uno dei membri originali del team di design dell'iPod, lo stesso team che ha poi creato l'iPhone. Mi sono trasferito in Giappone nel 2007 per avviare una divisione giapponese del team di Product Design di Apple, per riunire talenti locali da tutta l'Asia e aiutare Apple a rimanere all'avanguardia nei settori dei materiali speciali e della produzione in relazione al design di prodotto. Durante questo periodo ho sviluppato una vasta rete di fornitori di prodotti speciali, che ho continuato a sfruttare dopo aver lasciato Apple nel 2014 per perseguire la mia passione per le attrezzature per il caffè.

Quando è nato il tuo amore per il caffè e cosa ti ha portato ad abbandonare la tua carriera ad Apple per fondare Weber Workshops?

Già sin dai tempi del liceo amavo frequentare le caffetterie per fare i compiti, tuttavia la vera storia d'amore è iniziata quando ho cominciato a lavorare alla Apple. Era ancora agli inizi della terza ondata del caffè e c'erano un paio di caffetterie a San Francisco che frequentavamo prima di andare in ufficio la mattina. Fu in quel momento che ho avuto un risveglio interiore che mi ha portato alla ricerca di un espresso straordinario. Nello studio ID di Apple c'era una macchina Faema E61 vintage con cui ci divertivamo tutti a fare cappuccini prima di iniziare i nostri studi di design. Durante quel periodo, avevo anche sviluppato l'abitudine di acquistare macchine commerciali e prosumer per smontarle, modificarle e chiedermi come mai fossero ancora progettate e prodotte allo stesso modo del 1950. A quei tempi mi ero promesso che avrei iniziato a produrre le mie attrezzature e mi sono dato un limite massimo di tempo di 5 anni alla Apple. Non mi aspettavo il livello di successo che i prodotti Apple avrebbero avuto, né potevo immaginare il livello di grandi progetti e responsabilità che mi sarebbero stati affidati in seguito. Alla fine il piano quinquennale si trasformò in quasi 13 anni, ma a quel punto Apple era cresciuta molto come azienda e io avevo messo da parte la mia passione abbastanza a lungo. Nel 2014 decisi quindi che era il momento di iniziare un nuovo capitolo.

Osservando i tuoi prodotti, si può facilmente notare un design che richiama l'estetica di Cupertino; è qualcosa di cui vai fiero o dalla quale invece vorresti dissociarti?

Ho vissuto e respirato la cultura del design Apple per tutti gli anni formativi della mia carriera. Sono estremamente orgoglioso di aver potuto lavorare con quello che è stato, nel settore dei beni di consumo, probabilmente il team di designer più influente dell'ultimo secolo. Andando avanti voglio continuare a emulare questa estetica insieme alle mie opinioni su caffè, macchine, tecnologia e longevità dei prodotti.

Come mai hai scelto di andare in Giappone? Cosa abbracci della loro cultura e cosa invece cambieresti?

Prima di entrare alla Apple ho preso un anno di pausa da Stanford per venire in Giappone con una borsa di studio e imparare la ceramica alla maniera giapponese. In realtà avevo già ricevuto un'offerta da Apple che però avevo rifiutato per andare in Giappone. Alla fine dell'anno, mentre ero ancora innamorato della ceramica, ho ricevuto un'altra offerta da Apple; ho deciso che potevo tornare a fare ceramica in futuro, ma l'opportunità di lavorare in un'azienda tecnologica di successo con un CEO interessante (Jobs non era ancora tornato da tanto tempo) era qualcosa che probabilmente non avrei potuto rifiutare. Di questo non ho rimpianti. 

La cultura giapponese mi ha anche influenzato in molti altri modi sin dall'infanzia. Sono cresciuto in un sobborgo di Los Angeles con una grande popolazione giapponese e taiwanese. Il mio migliore amico alle elementari era un ragazzo giapponese di nome Daisuke che era negli Stati Uniti per qualche anno per motivi di lavoro di suo padre. Sua madre mi ha insegnato a parlare, leggere e scrivere giapponese a partire da quando avevo circa 10 anni; questo mi ha dato un grande vantaggio in seguito, perché sono stato in grado di imparare la lingua a un livello fluente in un periodo di tempo relativamente breve.

Non ho intenzione di cambiare la cultura del Giappone. Piuttosto voglio contribuire a far sì che i grandi aspetti della cultura giapponese del passato, in particolare l'artigianato, siano preservati. Come una sorta di ambasciatore de-facto degli Stati Uniti e della Silicon Valley, mi piace mostrare alla gente che c'è un altro modo di guadagnarsi da vivere in cui non è necessario fare il pendolare in un ufficio o lavorare per una grande azienda per avere successo. Attualmente vivo nella campagna giapponese in riva al mare, ho un meraviglioso studio di design qui, e posso lasciare la mia casa al mattino ed essere in fabbrica per incontrare i miei dipendenti a Taipei entro mezzogiorno. Quanto è bello?

Come si è evoluto il design nell'ambito del caffè? Vedi delle macro differenze tra ieri ed oggi?

È un argomento scottante che credo attiri l’attenzione di molte persone. Penso che la gente veda il design delle macchine da caffè più come una rivisitazione della tecnologia esistente piuttosto che come un completo ripensamento di come le macchine sono fatte. Penso che questa sia la forza della mia azienda, me compreso, ci piace reinventare da zero per essere sicuri di sfruttare tutti i miglioramenti materiali e produttivi degli ultimi 50 anni. Smontare e ricostruire, e farlo in un modo che non diventi obsoleto dopo 5-10 anni, è il modo in cui mi piace concentrarmi. Proprio per questo sono attratto da cose come le Porsche d'epoca.

Nelle tue foto ti si vede spesso utilizzare una Olympia Cremina, cosa ti piace particolarmente di questa macchina? Hai mai pensato di realizzare un tuo modello?

La semplicità della macchina e la capacità, con un po' di abilità, di fare un caffè straordinario. Anche se non è la soluzione per una caffetteria, posso rendere un ospite dello studio più felice con quella piccola macchina che con una delle altre grandi macchine a pompa commerciali situate proprio accanto. Ma non è perfetta. Penso che questo dovrebbe rispondere all'ultima domanda =)

Douglas Weber mentre estrae un caffè con la Cremina

Douglas Weber mentre estrae un caffè con la Cremina

A tuo modo di vedere, le macchine a leva necessiterebbero di macinacaffè diversi da quelli utilizzati per i modelli a pompa? Se si perché?

Intrinsecamente non dovrebbero. Tuttavia, c'è una sorta di disallineamento nella filosofia quando si usa un motore per svolgere un compito e non un altro. Abbinare un macinacaffè manuale con una macchina a leva è coerente.

Quando progetti qualcosa per il mondo del caffè, quale è il messaggio che vorresti fosse sempre presente in ogni tua creazione?

Consapevolezza e longevità. Tutti i miei prodotti sono progettati per essere utilizzati per anni, decenni, se non di più. Voglio che siano l'ultimo macinino o accessorio di cui si ha bisogno per elevare l'arte del caffè. Allo stesso modo mi propongo di inventare e progettare prodotti che aiutino l'apprezzamento di ogni singolo chicco di caffè che si fa strada nella propria tazza. Può essere una semplice pausa di 5 minuti, ma voglio che siano i 5 minuti più gratificanti che si siano mai avuti. Un piacere intrinseco nell'interagire con gli strumenti, nessuno spreco e la migliore qualità in tazza che si abbia mai avuto.

Quali materiali pensi dovrebbero essere usati maggiormente nel mondo delle macchine e macinini, in sostituzione di quali e perché?

È una domanda molto generica, ma risponderò al meglio delle mie possibilità. In generale mi piace mantenere la mia tavolozza dei materiali abbastanza semplice. Inox, alluminio, vetro, legno e plastica ingegnerizzata solo dove aggiunge valore e può aiutare a migliorare la longevità dei principali tre. Cerco di non rivestire o nascondere nulla, e penso che i meccanismi dovrebbero essere belli e accessibili, invece di essere nascosti sotto un involucro. La cosa che più mi dà fastidio è trattare una macchina come un computer dove c'è un contenitore cosmetico che si apre solo per esporre un groviglio di tubi, fili e caos in generale.

Associata alla vostra officina avete anche una caffetteria, quest'ultima ha un ruolo importante nella creazione dei vostri prodotti o si tratta di una semplice attività collaterale?

Serve come banco di prova per i nuovi prodotti e anche come luogo dove i visitatori possono vedere le nostre apparecchiature in azione. Realizziamo prodotti destinati sia ai baristi più esigenti che alle caffetterie affollate, la caffetteria aiuta quindi a dimostrare che sono in grado di gestire facilmente anche un elevato carico di lavoro. La realtà però è che vendiamo online in tutto il mondo, quindi la percentuale di persone che possono effettivamente venire a Fukuoka per vedere di persona i prodotti è molto bassa.

La tua azienda è specializzata in articoli per il caffè ma avete anche realizzato un macina pepe, come mai?

Perché non ne ho mai posseduto uno che mi piacesse, e la chiave per fare un ottimo macinacaffè è applicabile anche al pepe. Così ho miniaturizzato il design e l'ho realizzato appositamente per il pepe. Ora è usato da diversi chef stellati Michelin e professionisti del barbecue in tutto il mondo, quindi sono abbastanza sicuro che sia stata una buona decisione. 

Se dovessi lanciare un messaggio al mondo del caffè attuale, quale sarebbe?

Il caffè è un regalo che dovremmo onorare, e il valore va ben oltre il prezzo dei materiali o anche l'impronta di carbonio per portarlo alla vostra tazza. Non possiamo comprare il tempo, ma possiamo usare strumenti migliori per garantire che i nostri 5 minuti di pausa caffè siano un momento culminante della nostra giornata.

Un caro saluto, Douglas